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₿itcoin, prima parte

Protagonista indiscusso della crisi finanziaria del 2008 fu il mercato immobiliare statunitense e la bolla finanziaria sviluppata in questo settore, coadiuvata da una politica monetaria espansiva, da un ampio uso della leva finanziaria e dalla deregolamentazione dei mercati.In breve tempo, la crisi dei mutui subprime (mutui ad alto rischio, rilasciati a clienti che in condizioni normali non avrebbero ottenuto credito poiché non in grado di fornire sufficienti garanzie) si trasferì all’economia reale statunitense ed europea (dato l’elevato grado di interconnessione), provocando una caduta di reddito e occupazione. A questo concorsero la restrizione del credito bancario a famiglie e imprese, il crollo dei mercati azionari e dei prezzi delle abitazioni fino al progressivo deterioramento delle aspettative di famiglie e imprese, con ripercussioni senza precedenti su consumi, investimenti e occupazione.

È in questo contesto di sfiducia nelle banche e nelle istituzioni finanziare che il primo novembre del 2008, in un documento conosciuto come whitepaper, Satoshi Nakamoto (uno pseudonimo), annuncia di aver inventato «un sistema di pagamento elettronico, basato su una rete P2P che non richiede la presenza di un’autorità centrale che svolga il ruolo di garante per le transazioni».

Il sistema attuale, secondo Nakamoto, è fallimentare e necessita un cambiamento, ed ecco che, in piena crisi economica e con lo scopo di fornire un’alternativa al sistema di gestione dei capitali tradizionale, imposto e controllato dalle banche centrali e dalle loro politiche monetarie e fiscali, fa la sua comparsa il Bitcoin.

Il modello pensato da Nakamoto vuole eliminare la presenza di istituzioni centrali, dovendo però necessariamente strutturare un nuovo modo per creare e amministrare il denaro, nonché gestirne le transazioni garantendone la sicurezza.

Il suo obiettivo parte proprio da questo concetto, creare una rete in grado di gestire un sistema di pagamenti indipendenti da un’unità di controllo centrale appoggiandosi ad un’infrastruttura peer to peer, distribuita e immutabile, anche nota come blockchain.

https://newzpaper.org/2022/02/07/the-disruptive-technology-blockchain/

I Bitcoin sono una moneta elettronica, un’unità di valore digitale, generata mediante una serie di regole matematiche e crittografiche (da qui criptovaluta) condivise ed accettate dagli utilizzatori della rete.
A differenza dell’euro e del dollaro (e delle altre valute FIAT), il Bitcoin non è emesso né garantito da un’autorità statale, il suo valore dunque non è regolato con l’emissione di nuova moneta da parte di una banca centrale, ma definito in modo libero dalla legge della domanda e dell’offerta, cosa che rende il suo prezzo altamente volatile.

Per comprendere meglio il funzionamento del Bitcoin è necessario iniziare con l’approfondire alcuni concetti informatici e matematici quali la funzione di hash, la proof of work e la crittografia.

Per interagire con il protocollo Bitcoin la prima risorsa necessaria è un wallet, ossia un programma che permette di ricevere, conservare e spendere bitcoin, il cui funzionamento è legato ad una chiave pubblica ed una privata.
La chiave pubblica è quella che dovrà essere diffusa poiché per ricevere bitcoin, mentre al contrario la chiave privata dovrà rimanere tale visto che è l’unico strumento che garantisce l’accesso ai fondi.
Prendendo in input la chiave privata (generata all’inizializzazione del programma) un algoritmo crittografico, che prende il nome di ECDSA (elliptic curve digital signature algorithm), è in grado di derivare la chiave pubblica, procedimento che ovviamente non può essere invertito.
Grazie alla crittografia a chiave pubblica e privata due persone sconosciute possono verificare con assoluta certezza che un file sia stato generato dal legittimo autore e che non sia stato alterato durante il percorso.
Cifrare un file con la chiave pubblica del destinatario (disponibile a chiunque) rende il file decrittabile solo dal proprietario della relativa chiave privata.
Utilizzando i sistemi sopra descritti si può quindi essere certi che il contenuto non sia stato manomesso durante il tragitto, che sia stato generato da una persona specifica e che, anche se intercettato, non sia stato decifrato.

 

La funzione di hash converte un dato in ingresso (input) in un hash (output), una stringa alfanumerica.
Come per l’ECDSA anche nella funzione utilizzata per i bitcoin, la SHA256, la conversione è unidirezionale, dallo stesso input ricaveremo sempre lo stesso output, ma da qualunque output non si potrà risalire all’input.

Essa è fondamentale visto che rappresenta il fil rouge che concatena i blocchi fra loro. Ogni blocco, infatti, contiene anche l’hash del precedente in modo tale da rendere impossibile modificare un blocco senza perdere il legame col successivo, «rompendo» dunque l’integrità della catena.

L’algoritmo di consenso distribuito Proof-of-Work è il meccanismo con il quale vengono messi in competizione i miners (nodi) al fine di validare le transazioni e generare i nuovi blocchi della catena.

Il funzionamento di questo algoritmo sarà affrontato nel dettaglio nella seconda parte di questo viaggio, ma per avere una prima idea si può utilizzare l’esempio del dado: immaginiamo 50 persone intente a lanciare 10 dadi.
Lanciando 10 dadi contemporaneamente e sommando i risultati di ogni punteggio, ogni partecipante potrà ottenere un numero compreso tra 10 e 60 (ottenendo tutti 1 o tutti 6).
Immaginiamo che il gioco venga vinto qualora la somma dei punteggi ottenuti dai 10 dadi sia maggiore di 30, già al primo lancio fra i 50 partecipanti presumibilmente avremo uno o più vincitori.

Se ora i partecipanti diventassero 100, le probabilità di ottenere una somma dei punteggi superiori a 30 duplicherebbero e se volessimo rallentare questo processo, rendendo più difficile vincere il gioco, ci basterebbe aumentare la difficoltà impostando il target a 50 o anche 60.
Ecco che per ottenere un punteggio di 60 (10 facce col numero 6) i partecipanti dovrebbero statisticamente lanciare i dadi per giorni prima di vincere (la probabilità è 1 su 60.000.000). Al contrario per verificare che il risultato del lancio sia effettivamente di 60, richiederà una manciata di secondi.

Apprendere le informazioni trattate oggi ci fornirà gli strumenti necessari per comprendere, nel prossimo articolo, qual è la strada che percorre una transazione, la struttura dell’offerta del bitcoin e le sue possibili applicazioni e potenzialità.