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Barbie Mania: un fenomeno senza fine

Ad un mese dall’uscita sul grande schermo dell’attesissimo film Barbie, gli incassi ed il successo raggiunti in tutto il mondo sono ancora sulle prime pagine di riviste, quotidiani e telegiornali, che stimano compulsivamente le cifre della pellicola. Solo in Italia sono stati raggiunti ventotto milioni di euro d’incassi ai botteghini.

La bambola della Mattel, ideata da Ruth Handler, ha generato un vero e proprio fenomeno globale: la Barbie Mania. I marchi più famosi non hanno perso l’occasione di far comparire di fianco al loro logo quello dell’evento del momento, creando collaborazioni ed edizioni limitate che sono letteralmente andate a ruba. Alcuni esempi: l’iconica spazzola Tangle Teezer, molto gettonata nel mondo social beauty, ha creato un prodotto iconico ispirandosi al fucsia neon, tipico del logo Barbie. Analogamente Superga ha progettato una capsule collection limited edition ispirata al mondo Barbie realizzando tre versioni differenti di scarpe ricche di fucsia, colori, tela e zeppe. Il brand Aldo ha ideato una collezione di diciotto pezzi tra borse, gioielli e scarpe, i quali, utilizzati insieme, creano il perfetto look Barbie. Anche la Mattel ha scelto di promuoversi sul mercato del film, creando un proprio merchandising di t-shirt, maglie e felpe adatte a tutti e a tutte e per tutte le età.

Diversamente, seppur senza sponsorizzazione, ha avuto un forte incremento, pari al 110% secondo le stime, la vendita delle Birkenstock modello Arizona, in seguito all’iconica scena della scelta proposta da Barbie Stramba, divenuta subito virale come meme sui social.

Dunque, il film è stato e continua ad essere un vero e proprio fenomeno mediatico che ha stravolto non solo il mercato, ma anche e soprattutto i media.

La strategia di marketing del film, attraverso le locandine promozionali, ha spopolato sul web: ogni utente ha avuto l’opportunità di modificare la propria locandina ed interpretare in modo personale l’essere una delle tante versioni della bambola. E dal «Lei può essere tutto ciò che vuole» al «Lui è solo Ken», con i celebri template sono stati creati infiniti meme, che hanno pubblicizzato ed incrementato sempre più l’interesse verso il film. 

E se da un lato l’ironia e la leggerezza dei dialoghi, dei colori e delle scene sono riusciti ad appassionare il pubblico, il significato del film si è rivelato profondo ed intenso. La popolarità di Barbie è stata impiegata per veicolare un messaggio sottile e allo stesso tempo diretto.

Seppur sia nata come una donna in costume da bagno, in poco tempo è riuscita a diventare molto di più, affiancandosi o, molto spesso, sostituendosi, ai classici bambolotti a cui erano abituate le bambine.

Da un gioco legato alla figura materna, radicata nella cultura patriarcale e, dunque, all’accudimento delle bambole come fossero figli da crescere, il tutto si è tramutato nella spensieratezza d’immaginare ciò che si potrebbe essere o diventare. Barbie, nello stimolare e d alimentare l’immaginazione, è riuscita e riesce ancora, senza sosta, aiutando ogni piccolo individuo ad esternare le proprie emozioni, aspirazioni e desideri.

È stato definito come un film alla portata di tutti, poiché ogni soggetto, attraverso la propria esperienza può coglierne le molteplici sfumature. Questo è fortemente evidente nelle scene in cui Barbie e Ken si dirigono da Barbie Land verso il mondo reale; la regista Greta Gerwig ha voluto creare un forte distacco cromatico tra i due mondi: il primo, un mondo rosa, saturato e apparentemente perfetto, il secondo grigio, caotico e davvero reale.

Sin dalle prime scene nel mondo degli umani, Barbie perde il suo potere di guida per le piccole donne del domani, le quali, grazie a lei, sarebbero state consapevoli di poter diventare chiunque esse volessero. A Barbie Land, infatti, ogni Barbie riveste il proprio ruolo nella società, credendo ingenuamente che lo stesso avvenga nel mondo reale. Ma la realtà che accoglie Barbie Stereotipo a Los Angeles è quella di un universo parallelo, in cui il suo corpo viene oggettificato per il diletto altrui, in cui si sente imbarazzata di sé stessa, del modo in cui viene guardata e percepita. Tutt’altra sensazione è quella osservata da Ken, che si sente ammirato e non giudicato, bensì rispettato.

Gli snodi del film che sottolineano quanto il patriarcato sia profondamente radicato all’interno della società sono silenti e allo stesso tempo evidenti, come se in realtà quest’ultimo non esistesse, tanto è interiorizzato in ogni figura della collettività.

Esemplare la scena in cui, in seguito all’esperienza nel mondo reale, Barbie Stereotipo torna in una Barbie Land mutata, permeata dal patriarcato che Ken, stanco di essere assoggettato alla figura femminile, sceglie di instaurare per solidarietà con gli altri Ken. Racconta a Barbie di essere stato rispettato per quello che è nel mondo reale, interpellato al pari degli altri, qualcosa che a Barbie Land non era mai capitato.

Barbie è la protagonista di sé stessa all’interno del proprio mondo. In una delle ultime scene del film, Ruth Handler, impersonata dall’attrice Rhea Perlmanti, spiega il perché della scelta di creare Barbie, o meglio Barbara, come il nome di sua figlia: «Ho sempre sperato per te ciò che ho sperato per lei. Noi madri stiamo ferme perché le nostre figlie possano voltarsi per vedere quanta strada hanno percorso».

Le idee vivono per sempre, e questo sarà il destino della bambola Mattel, che in un semplice monologo del film riesce ad abbattere la rigidità del suo ruolo: una bambola che prova emozioni, che si ritrova a vivere un disagio e ad esternarlo, dichiarando di non sentirsi abbastanza intelligente per essere interessante. Discorso che viene portato avanti da Gloria, disegnatrice Mattel, colei che conduce Barbie nell’avventura nel nostro mondo. Dalla sua posizione di lavoratrice e madre, sottolinea quanto sia difficile essere donna nella società, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia, nella sorellanza con le altre donne.

Così, un prodotto commerciale come una semplice bambola Barbie permette di cogliere l’intensità del rapporto che si instaura tra l’oggetto ed il sentimento che ogni individuo vi riflette: infatti, ogni Barbie porta con sé una storia, una passione, un’emozione in cui chi la possiede, che sia per gioco o collezionismo, si rispecchia, nutrendo con essa un legame differente in base al proprio vissuto.