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Cosa resterà di questo Sanremo

I giorni dopo la settimana sanremese sono fatti di delusioni, Mara Venier e resoconti. Si cercano gli errori dei conduttori e i casi che possono fare più notizia completando l’enorme metafora sulla nazione che Sanremo crea da 73 anni. Questa edizione è stata sicuramente un successo televisivo – 12 milioni di spettatori per la finale – grazie in primis alla formidabile scelta dei concorrenti da parte di Amadeus. A vincere è stato un gigantesco Mengoni – primo in tutte le classifiche delle serate – dominando in lungo e in largo il festival.

Una domanda mi affligge ogni anno: «a distanza di anni, di questo Sanremo, cosa resterà? »

Non rimarrà sicuramente Paola Egonu, che spreca la chiamata alla co-conduzione con un monologo pessimo e ridondante. Considerando la caratura dell’atleta si tratta di un grande flop, come il prima-festival. Gli Autogol, Jordi e Andrea Delogu mettono su uno spettacolo mediocre, capace di stufare già nei primi 3 minuti. Il quintetto non è affiatato bensì macchinoso e confusionario: esperimento fallito su tutti i fronti.

Passiamo a chi invece ha semplicemente fatto il compitino, ovvero le conduttrici della seconda e quarta puntata: Francesca Fragnani e Chiara Francini. Semplici ed efficaci, non stufano e gestiscono in modo impeccabile le tempistiche, ottime scelte che tuttavia nessuno si ricorderà.

L’ultima co-conduttrice e suo marito, forse, saranno ricordati. Hanno preso il festival dalla prima fino all’ultima puntata facendoci ciò che preferivano. Chiara Ferragni non è stata una brava presentatrice: è impacciata e visibilmente incapace di mantenere una diretta televisiva così importante. Nonostante un tentativo di unire tutte le sue comparse sul palco con un messaggio, è rimasta stucchevole e televisivamente sbagliata,  e con il suo monologo ha raggiunto l’apice della mediocrità. Fedez, dal canto suo, sa come affrontare la televisione e rimanere nella mente degli spettatori. Il suo freestyle è una delle poche cose riuscite in modo perfetto di questo festival.

Chiuso il quartetto deludente delle presenze femminili, passiamo al fautore del successo televisivo Rai più importante degli ultimi 30 anni: Amadeus.
Che sia un gestore formidabile e un conduttore insipido lo si sa da anni e – con la quasi assenza di Fiorello – questo lato si è percepito molto. Gianni Morandi, invece,è stato un Baglioni meno egocentrico. Ha cantato, condotto, corso e pulito i disastri degli ospiti. Richiamare il cantautore che ha vinto nell’87 e condotto nel 2012 il festival è stata una grande scelta. Tra i pochi ad essere consapevole della vera natura del programma – prima l’intrattenimento, poi la musica –  ha tentato di tappare il buco di una figura che in questo Sanremo è mancata: lo showman.

Resterà una delle edizioni con la più grande varietà di generi – di cui il festival tanto si vantava negli anni ottanta -, capace di portare sul palco una quantità di artisti difficile da far digerire alla televisione moderna. Abbiamo visto assieme la stravaganza di Rosa Chemical (che nonostante le forti critiche non si è arreso e ha fatto un grande percorso nel festival); la canzone d’amore dei Coma Cose che ha vinto il premio come miglior testo; l’inaspettata performance dei Colla Zio, capaci di lanciarsi nel panorama musicale a bomba; Colapesce e Dimartino vincere due premi con una splendida canzone ironica e malinconica;  il meraviglioso percorso artistico di Lazza e – per completare il pacchetto – l’inserimento di tanti nomi da prima pagina. Finalmente, il Festival è stata una vera rappresentazione della musica italiana. 

Nonostante la difficile ricetta messa assieme da Amadeus, Sanremo è stato un successo senza precedenti. L’ultima puntata ha registrato il 66% di share, numeri da capogiro per un Sanremo previsto come uno dei tanti, che invece ha registrato numeri che non si vedevano dal 1997; quando a vincere furono i Jalisse – ora dimenticati – e Anna Oxa non riceveva bicchieri in testa. Due festival che in un certo senso rappresentano uno spartiacque della competizione, che grazie ad Amadues è riuscita a reinventarsi.
26 anni fa parteciparono anche Al Bano e Massimo Ranieri – arrivando a metà classifica – che nel 2023 si sono ripresi la scena assieme a Gianni Morandi riuscendo a essere esaustivi, a differenza degli apatici ospiti. Un altro artista capace di arrivare in Liguria ed esaltare il pubblico è stato Salmo, confermandosi come un vero gigante del panorama musicale italiano.

Tirando le somme, alla mia domanda rispondo così: della 73esima edizione del festival di Sanremo resterà un grande evento inaspettatamente godibile che ha raffigurato una parte della nazione tramite dei conduttori che si sono amalgamati perfettamente.
Allegria!