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Esiste il gol più bello di sempre?

Ogni volta che un gol spettacolare irrompe nelle nostre vite (che al giorno d’oggi significa, soprattutto, sui nostri social), entra in automatico in una classifica di fantasia che tutti gli appassionati di calcio tengono costantemente aggiornata – in maniera razionale o inconscia.  Che sia stato siglato sul tappeto rosso della Champions League o su un campaccio impolverato di periferia, sarà costretto a vedersela con tutti i gol fissati nei nostri ricordi. Una collezione dall’estrema varietà, in cui ogni realizzazione si porta dietro un microcosmo di elementi tecnici, tattici ed emotivi che la rendono unica e diversa dalle altre.
E allora, quale rete la spunta sulle altre? Esiste un gol della storia del calcio che possiamo eleggere come il più bello in assoluto, considerate tutte le sue componenti ed i suoi risvolti? Abbiamo provato a chiederlo alla nostra redazione sport, che ha mischiato ricordi da leggenda a iconici momenti contemporanei.

Diego Armando Maradona, Argentina 2-1 Inghilterra, Coppa del mondo 1986, Semifinale

Quando ho chiesto a mio padre – da vent’anni la principale memoria storica a cui fare riferimento per le epoche calcistiche che non ho vissuto in prima persona  -quale fosse il gol più bello di sempre secondo lui, la sua risposta è stata lapidaria: «Intendi escluso QUEL gol di Maradona, vero?». Improvvisamente, pur essendo nato dieci anni dopo quel drammatico Argentina-Inghilterra che aprirà all’albiceleste le porte del trionfo mondiale, ho capito a quale gol si riferisse.
Più della capacità tecnica, più del genio, più delle storie che si porta dietro (dalla presunta vendetta per la guerra delle Falkland al «devi saltare anche il portiere!» del fratello di Diego), quel gol rappresenta una sublimazione assoluta ed indiscutibile del Gioco, capace di unire trasversalmente generazioni con idee di estetica calcistica differenti. La sensazione è quella di vedere in azione un uomo che improvvisamente si innalza oltre il semplice gesto tecnico; non a caso, Victor Hugo Morales deve uscire dal vocabolario tipicamente sportivo per riuscire a descriverlo. Quel «barrilete cosmico», l’aquilone cosmico, inizia un climax che termina con un pianto a dirotto e con un ringraziamento a dio «por el fútbol, por Maradona, por estas lágrimas, por este Argentina 2, Inglaterra 0».
Stefano Fontana

Dennis Bergkamp, Newcastle 0-2 Arsenal, Premiership 2001/2002, 28a giornata 

Certe volte bastano soltanto due tocchi: «Ho deciso all’ultimo istante cosa fare, succede spesso ai calciatori, soprattutto gli attaccanti, quelli che devono fare gol». Nel colpo di genio di Dennis Bergkamp c’è la sublimazione del gesto tecnico più importante del gioco del calcio: il primo controllo. Il modo con cui l’olandese riesce a smaterializzarsi, riapparendo alle spalle del povero Nikos Dabizas, è pura poesia.
Il dolcissimo piattone con cui batte il portiere in uscita impreziosisce ulteriormente una giocata che, nella sua follia, sarebbe passata alla storia a prescindere dall’esito.
Silvio Luciani

Lionel Messi, Barcellona 3-0 Bayern Monaco, Champions League 2014/15, Semifinale andata
Oltre alla bellezza ed alla tecnica sopraffina del dribbling e del pallonetto, il gol rappresenta forse la sublimazione di una delle squadre più forti al mondo. Proprio quell’azione mi ha fatto capire di essere stato molto fortunato a vivere nella stessa epoca di quel Barcellona.
Simone Vallese

 

Mario Mandžukić, Juventus 1-4 Real Madrid, Champions League 2016/17, Finale

Uno dei gol più belli che abbia mai visto, nella finale di Champions del 2016-2017, in un momento cruciale per la storia di tutti i tifosi juventini come la finale di Cardiff. L’azione parte da un’azione di Bonucci che lancia perfettamente per Alex Sandro. Quest’ultimo trova al centro Higuaìn, che la accomoda per Mandžukić: stop di petto e rovesciata dove Navas non può arrivare. Una prelibatezza, manifestazione stupenda di calcio che ricorderò per tutta la vita. A mio parere, dalla costruzione tutta di volo fino alla realizzazione, uno dei gol più belli di questo decennio.
Francesco Moroni

Diego Armando Maradona, Argentina 4-0 Grecia, Coppa del Mondo 1994, Fase a gironi

Maradona era in fase di declino, sovrappeso e dipendente dalla cocaina sembrava ormai andare verso il ritiro. Il suo personal trainer, Cerrini, grazie alla fantomatica bevanda Ripped Fast riuscì a farlo tornare in forma smagliante e pronto per il mondiale americano.
Al sessantesimo della prima partita del girone, Argentina-Grecia, Redondo dirige un’azione formidabile dell’albiceleste che fa impazzire gli avversari. Victor Hugo Morales, telecronista del match, dirige il torello degli argentini creando una filastrocca capace di mandare in visibilio tutti gli spettatori.
La palla arriva a lui, due tocchi, saetta sul sette e rete gonfiata; la corsa sfrenata ed il viso assatanato verso le telecamere. La squadra lo abbraccia gioendo per il ritorno del suo fenomeno, i fantasmi insinuati nella mente del numero 10 sembrano improvvisamente spariti. Tutto pareva perfetto per un’altra competizione in cui il figlio di Lanùs potesse brillare; con la Nigeria, però, arriverà la squalifica per efedrina. Nonostante tutto, quel singolo momento di gloria rimarrà nella mente di tutti gli appassionati.
Riccardo Ciofani