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LA COSCIENZA DI ZETA

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Giorno della Memoria – L’eccidio di Santa Cecilia

Calendario dopo calendario, il ventisette gennaio si ripresenta sotto una veste funebre. E’ una giornata che proferisce «un solo grande silenzio». In questo giorno del 1943 avvenne la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. Il sistema di morte premeditata, pianificato dal regime nazista, venne scoperchiato.

Il genocidio, consumato lontano dalla consapevolezza di molti, è stato l’atto supremo che rappresenta l’abominio generato dalla Seconda Guerra Mondiale. Oggi, dopo settantasei anni, il Giorno della Memoria commemora le vittime di quell’infame piaga della storia dell’uomo. Ma cosa ricordiamo davvero di ciò che fu, e che mai più dovrebbe essere?

Comunisti, disabili, omosessuali, criminali, testimoni di Geova, zingari ed ebrei furono spediti nei vari campi per purificare la Germania, accusati di essere diversi dalla razza superiore. Il Führer, dal 1933 fino al 1945, ha comandato ai suoi uomini di individuare, isolare e sterminare tutte le razze impure. Prima i triangoli colorati, poi i ghetti e infine i campi: in 12 anni lo stato nazista mise fine alla vita di oltre 17 milioni di bambini, donne e uomini.

Nell’immaginario collettivo del nostro paese l’olocausto è considerato un evento accaduto lontano dai nostri territori, avvenuto in paesi lontani, dimenticando gli oltre 8000 fra italiani ebrei ed altri che vissero l’inferno sulla loro pelle.  Il nostro paese dopo l’armistizio subì la ferocia nazista che vedeva il regno tricolore come traditore della Germania. Furono in molti ad essere brutalmente uccisi da parte dei tedeschi, e molte città si ritrovarono distrutte, private persino delle strade.

Francavilla al Mare fu tra le prime cittadine a risentire delle conseguenze del conflitto, ritrovandosi in parte rasa al suolo.

Un fabbricato semidistrutto – Francavilla al Mare, 1943

Il 30 Dicembre, durante lo sfollamento dei contadini dalla contrada di Santa Cecilia verso Chieti, una ragazza subì un tentativo di violenza da parte di un soldato nazista. Il padre della ragazza con l’utilizzo di un coltello uccise il soldato, per poi fuggire con tutta la famiglia per timore della reazione dei militari. La quale non si fece attendere: il comando tedesco scatenò subito una feroce rappresaglia secondo la barbara consuetudine di guerra dell’esercito nazista, per cui per ogni soldato tedesco morto dovevano essere uccisi dieci civili. Cominciò così un rastrellamento selvaggio nelle poche case rimaste in piedi, che ancora oggi viene ricordato come l’eccidio di Santa Cecilia. L’operazione fu ripetuta due volte in due zone diverse, portando a 20 il numero totale delle vittime.
Successivamente i corpi furono seppelliti in una fossa da letame da altri concittadini, reclutati ed obbligati dai tedeschi. Solo dopo la liberazione furono riesumati e portati al cimitero comunale per essere restituiti alle famiglie e avere finalmente una degna sepoltura.

Ogni anno a Francavilla si tiene la commemorazione presso il monumento eretto in Contrada Santa Cecilia per ricordare i concittadini caduti, martiri delle barbarie della guerra, senza dimenticare i milioni di altre persone vittime della più atroce follia umana.

Monumento alle vittime della strage nazista di Santa Cecilia – Francavilla al Mare

La nostra generazione ha una responsabilità determinante: cambiare davvero ciò che ci è stato lasciato. Non dobbiamo lasciare che la storia sia portatrice di fardelli fini a sé stessi. Qualunque forma di intolleranza, violenza, discriminazione e di odio deve essere eliminata giorno dopo giorno, in memoria anche dei nostri concittadini.

A Giuseppe De Medio, Pietro de Medio, Antonio Di Franco, Antonio Di Meo, Roberto Ferraiolo, Dionisio Galasso, Sebastiano Germano, Ugo Iacone, Pantaleone Ippolito, Leandro Leonzio, Mario Rapino, Arturo Meschini, Rocco Matricardi, Giuseppe Matricardi, Pietro Rocco Leonzio, Michelangelo Sciulli, Pasquale Verzella, Armando Vichi, Raffaele Zuccarini, Giovanni Zulli.