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LA COSCIENZA DI ZETA

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La chat di ZonaSanremo: prima serata

Con un plagio a sé stesso e due capezzoli d’acciaio, Achillone Nazionale apre il festival di Sanremo venti-ventidue accompagnato dal Harlem Gospel Choir, ha inoltre deciso di onorarci con il suo battesimo a petto nudo; insomma come direbbero alcuni: frizzante.

A seguire Amadeus ed Ornella Muti, co-conduttrice della prima serata, presentano Yuman, Noemi e Gianni Morandi senza interruzioni, facendoci credere e sperare in un festival più breve degli altri anni. Poi un sospiro quando entra lui, lo show-man più richiesto dalla Wind e da non so chi altro, colui i cui interventi fanno sì che il festival si concluda in ritardo: Fiorello.

Premio sobrietà e menzione d’onore alla moglie di Amadeus con il suo vestito giallo canarino, in realtà dalla regia ci hanno comunicato che il budget per le luci calde era basso e la signora si è gentilmente offerta per fare il faro, brava signò.

Improvvisamente il caos: Amadeus lascia il palco, indossa giacca e cappello e si trasforma nel postino di C’è posta per te per andare a prendere i Maneskin personalmente con un’auto per giocare a golf, ‘nsomm nu macell.

Ma le sorprese non finiscono qui, dopo uno scarso tentativo di Michele Bravi di imitare il tirapugni di Orietta Berti dello scorso anno, compare proprio lei in carne ed ossa: con il suo vestito di rose e di spine nella sua versione Super-Sayan, affiancata dal celebre Fabio Rovazzi (anche lui richiestissimo assieme a Fiorello dalla Wind), presentano i «Colapesci Di Martina» che ci hanno deliziato ancora una volta con il famosissimo pezzo che tutti speravamo di esserci tolti dalla testa.

A mezzanotte si concludono le esibizioni dei cantanti in gara, si abbassano le luci ed è subito discoteca dell’Ariston quando salgono sul palco i MEDVZA, un gruppo formato da tre ragazzi italiani che ha spopolato in tutto il mondo; questo dettaglio della nazionalità italiana l’ho scoperto la scorsa settimana, e come me probabilmente anche l’80% degli italiani.

Foto di Anna non pervenute.

di Letizia Cantalini

Apertura con il botto con Achille Lauro che decide di riproporre Rolls Royce ma in versione coro Gospel, per strizzare l’occhio non più alla comunità LGBTQIA+ con glitter e strass, ma all’intero mondo cattolico auto-battezzandosi con una conchiglia. I boomer sono già preda delle fiamme dell’indignazione.
Tra un tragicomico intervento di Fiorello e Amadeus che si riscopre autista privato dei Maneskin, La Rappresentante di Lista ci delizia con un’esibizione tutta da ballare che si può riassumere con: CON IL CULO CIAO CIAO e pugno chiuso. Veronica e Dario vi si ama.

Accompagnatɜ da una spaesata Ornella Muti in veste di scolaretta agghindata per il ballo scolastico, e ignorando la performance di Massimo Ranieri che, stoico e solenne, si dimentica le basi del canto, ci ritroviamo davanti a Mahmood e Blanco e al loro omaggio alle t.A.T.u., optando però per uno strattone passionale piuttosto che per un bacio intenso (per il quale dovremo aspettare sabato probabilmente). Appena dopo Ana Mena porta sul palco un’esibizione che è la chiara commistione della sosia spagnola di Ariana Grande che canta al Castello delle Cerimonie e la versione italiana di Girlfiriend di Avril Lavigne (realmente esistente).

Sorvolando sulla gravità del relegare l’iconica Orietta Berti con il suo outfit da rosa canina ad un breve intervento delle 23:30, si vola dritti al finale con Giusy Ferreri che inspiegabilmente ha una voce più forte senza che con il megafono. E poi qualcuno ha capito perché la canzone si chiama Miele?

di Riccardo Fontana