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La febbre dell’oro: The Redeem Team

Agosto 2004: l’Italia annienta 95-78 la Nazionale statunitense durante le Olimpiadi di Atene, perdendo la possibilità di vincere l’oro. Iverson, Wade, James, Duncan, Anthony vengono spazzati via da degli straripanti azzurri che mandano all’inferno le stars NBA. Arriva la sconfitta. Le stelle sono cadute.

È il primo grande evento sportivo dopo l’attentato alle Torri gemelle, la prima olimpiade con gli astri nascenti dei Draft del 2000, tutti i riflettori sono puntati su Atene. Perdono malamente contro chi per 50 anni li aveva imitati e seguiti. Il  “Nightmare team” è considerato dalla stampa a stelle e strisce come la più grande disfatta sportiva della storia americana.

Giugno 2008: I Boston Celtics, dopo aver battuto LeBron James ai play off e l’MVP della regular season Kobe Bryant, sono campioni NBA. Dwayne Wade ha appena superato un grave infortunio al ginocchio che lo ha tenuto ai box per metà stagione. Jason Kidd e Carmelo Anthony escono al primo turno con due franchigie attrezzate per vincere il titolo. Le stelle sono cadute.

I presupposti per un film perfetto ci sono: i cinque migliori giocatori americani hanno fallito la loro missione di aggiudicarsi il Larry O’Brien Trophy e le Olimpiadi di Pechino stanno per cominciare. È arrivato il momento della redenzione.

La scorsa settimana Netflix ha aggiunto alla sua già lunga lista di prodotti eccezionali un docu-film sul redeem team. Una pellicola molto complicata con una timeline lunga e ricca di avvenimenti. Partire dalla situazione politica degli Stati Uniti non è stata probabilmente la scelta migliore. L’11/09 e la guerra in Iraq avrebbero ben potuto arricchire il racconto, piuttosto che farne da filo conduttore. Invece, la focalizzazione sulle vicende dei giocatori che hanno partecipato ad entrambe le olimpiadi ha reso il documentario molto più interessante.

Altra pecca: tralasciare come nel 2006 gli USA non avessero compreso di dover studiare gli avversari, non potendo più fare affidamento sulla loro supremazia fisica e sulla profondità del roster. Nella conferenza stampa post semifinale mondiale con la Grecia, coach K. utilizzò il numero di maglia anziché i nomi dei greci: si dice fosse dovuto alla difficoltà di pronunciarli, ma quel che è certo è che non successe mai più. La stessa faccia divertita di Howard nel richiamare alla mente “Baby Shaq” Schortsanitis è un’ulteriore conferma di una mancanza di umiltà.

La figura del coach Mike Krzyzewski, uno dei due pilastri della Nazionale USA, viene perfettamente raccontata come il miglior condottiero al momento giusto, capace di unire una squadra di fenomeni che non avevano mai giocato insieme. Mantenere Kobe e LeBron in armonia ad altissimi livelli d’agonismo durante gli allenamenti, per far uscire il meglio di entrambi durante le partite, è stata la strategia giusta per vincere.

Il Capitano della Nazionale 2008, Kobe Bryant, è la seconda figura fondamentale del team. Nonostante il documentario non esalti il rapporto tra lui e James, sorvolando un punto molto interessante della faccenda, a brillare è il leader 24 giallo-viola come trascinatore assoluto. Mentre gli altri sono a festeggiare, Kobe è in palestra ad allenarsi, e alle 6 del mattino è già zuppo di sudore. Dà l’esempio che seguiranno tutti. Perché tutti hanno voglia di essere il n.1. Il titolo perso brucia tanto, e l’MVP della regular season è troppo poco. In Cina KB è amato come nessun altro, le responsabilità crescono sulle spalle del campione cresciuto in Italia. Bryant è probabilmente il protagonista del documentario, forse per ovvie ragioni di audience, o forse perché fu veramente così. Resta una finale giocata in modo meraviglioso e l’ennesimo trionfo di un simbolo dello sport.

Il redeem team vincerà l’oro in Cina battendo la Spagna più forte di sempre in finale. Da qui il dibattito: Dream Team o Redeem Team?
La squadra del ’92 non ha avversari all’altezza. L’alone di magia intorno a loro porta i giocatori europei a migliorare. Lo spettacolo del team di Michael Jordan ha probabilmente regalato i presupposti per la finale più bella di pallacanestro alle olimpiadi: Spagna-USA 2008.
Il Redeem ha la Nazionale spagnola come unica grande rivale, i Gasol dominano l’NBA e portano sulle spalle la vittoria al mondiale precedente. Anche qui, il protagonista indiscusso è Kobe: dovrà affrontare il compagno-fratello Pau Gasol. «Al primo gioco asfalto Pau» è la frase del documentario.

La bellezza di The Redeem Team: ricorda una storia sportiva che solo gli americani avrebbero potuto costruire, e il fatto che, anche in altri periodi della loro storia, hanno una costante febbre per l’oro.