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La lotta per la sopravvivenza di Telejato, la televisione antimafia

Telejato è un’emittente regionale di televisione comunitaria fondata nel 1989 da Alberto Lo Iacono, con la gestione di Pino Maniaci. Nel corso degli anni, questa tv siciliana si è occupata di portare informazione sulla criminalità organizzata in particolare nelle zone di Alcamo, Partinico, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Jato, Cinisi e Montelepre.

Nel 2016 il direttore della rete finì al centro di un a bufera mediatica per una possibile estorsione di denaro avvenuta durante una conferenza stampa. Questo episodio portò subito delle complicazioni nella vita della redazione, che la procura di Caltanissetta tentò di far chiudere, senza successo.

Purtroppo, a distanza di 33 anni dalla prima trasmissione, Telejato chiude. A causa della mancanza di fondi per trasmettere sul digitale terrestre, la rete non è stata ammessa nella graduatoria delle emittenti locali che possono trasmettere con i nuovi standard DVB-T2 (il cosiddetto digitale terrestre di seconda generazione). Il direttore ha spiegato che, per continuare ad avere una frequenza in Sicilia, Telejato avrebbe dovuto pagare quarantamila euro, che purtroppo non ha.

«Non c’è riuscita la mafia coi suoi attentati a farci chiudere, non ci sono riusciti pezzi del tribunale di Palermo e ci riesce lo Stato. Le nostre frequenze sono state vendute al 5G», queste le dichiarazioni di Pino Maniaci, che ha aggiunto come Telejato continuerà a trasmettere in streaming sul sito Telejato.it e sui vari canali social. Maniaci ha anche detto di non essersi arreso ed è riuscito a ottenere alcuni piccoli spazi nei telegiornali dell’emittente locale TVM, con questa considerazione: «ho promesso alla responsabile della televisione di fare un telegiornale più soft per evitare di allungare la sfilza di oltre 380 querele che mi sono preso in questi anni».

Nell’arco di questi anni, Pino Maniaci ha ricevuto minacce di qualsiasi tipo, ma nonostante ciò non si è mai fermato nella sua battaglia contro la mafia. Molti di questi episodi sono raccontati all’interno di una serie Netflix a lui ispirata: Vendetta, guerra all’antimafia, in cui si racconta di quando Pino Maniaci aprì un inchiesta giornalistica nei confronti del giudice Silvana Saguto per la gestione clientelare dei beni confiscati alla mafia. La giudice per difendersi accusò il giornalista di appoggiare le famiglie mafiose i cui beni erano stati confiscati.

Dopo anni di querele e dibattimenti in tribunale, entrambi si proclamarono innocenti e vittime di una vendetta privata, ingaggiando una disputa priva di senso che sono riusciti a sistemare parzialmente soltanto nell’aprile 2021. Maniaci è stato assolto in primo grado dalla condanna di estorsione e condannato solo per diffamazione ad 1 anno e 5 mesi, mentre Saguto è stata riconosciuta colpevole di corruzione e condannata in primo grado a 8 anni e 6 mesi.

Questo spiacevole avvenimento ci fa riflettere su quanto sia importante la lotta contro la mafia anche con i pochi mezzi a disposizione, cercando di combattere sempre per dare voce a chi, purtroppo, non ne ha. Nel ventunesimo secolo l’arma più forte a nostra disposizione sono i social media. Come ci insegna Pino Maniaci, anche se Telejato non trasmetterà più in tv, la sua missione non finisce, e la lotta contro la mafia non termina.