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Libero De Rienzo: un bambino che spera

Ci sono delle figure nel mondo dello spettacolo che riescono ad arrivare al cuore degli spettatori con la velocità di una freccia scoccata da Robin Hood. Attori magnetici, camaleontici, che sembrano vivere di volta in volta come i personaggi interpretati. Libero De Rienzo era uno di loro. I suoi film sono così affascinanti che vederli ripetutamente li svuota un po’ della loro magia, e sembra quasi un torto ai creatori. Scaltro, irresistibilmente magnifico, Libero era un talento puro. Per alleviare il peso dalla sua scomparsa, dal dolore, restiamo sulle sue opere, sulla sua vita. Perché, come dice il suo meraviglioso Bart in Santa Maradona: «La sregolatezza pura, che non ha a che fare col genio, m’esalta».

Era un figlio di Napoli cresciuto nella capitale. La sua vera casa era l’Isola di Procida, dove aveva conosciuto la moglie, Marcella Mosca, e lasciava il cuore l’inverno per riprenderlo l’estate. Per l’isola ha dato tutto: ha salvato il piccolo pronto soccorso locale, ha creato il festival Arthetica, dando un forte slancio alla città verso l’elezione a capitale italiana della cultura 2022.
Il grande schermo è sempre stato protagonista della sua vita. Il padre, aiuto regista di Citto Maselli, lo accompagnò a muovere i suoi primi passi nel mondo del cinema. Nel 1999 ha la prima parte in Asini di Antonello Grimaldi, mentre nel 2002 arriva il David di Donatello come miglior attore non protagonista per la meravigliosa interpretazione in Santa Maradona, in cui divide la scena con un giovanissimo Stefano Accorsi.
Il film di Marco Ponti lancia De Rienzo nell’olimpo dei più grandi, alzando le aspettative, le ansie e lo stress. Proprio da quel pirotecnico e precoce successo, paradossalmente, inizierà la strana montagna russa che porterà l’attore dentro e fuori da periodi di depressione e tossicodipendenza, fino alla tragica fine del 15 luglio 2021.

Ripercorriamo la carriera di Libero De Rienzo attraverso 5 dei suoi migliori film, perché la fortuna degli attori è quella di vincere la morte, fino a quando la pellicola non brucerà.

Santa Maradona (2001)

Come L’apparato umano per Jep Gambardella ne La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, il film di Ponti è stato per De Rienzo un trampolino di lancio. Bartolomeo Vanzetti di mestiere fa il critico letterario, ma in realtà si fa mandare le recensioni da un cugino in Sicilia per inoltrarle al giornale una volta firmate. Passa le giornate a poltrire, e divide la vita con il coinquilino Andrea (Stefano Accorsi), entrambi travolti dalla vita inetta che stanno vivendo. Schiacciati dal carico di aspettative che accompagna il periodo universitario, i due amici sono un manifesto di una generazione stanca e disillusa, che vede lo spazio dedicato alla cultura ridursi in maniera inesorabile. Fotografia di una società persa nel nulla, inghiottita da una politica polarizzata su gli antiberlusconiani e i proberlusconiani, il film fu come un pugno sullo stomaco per i giovani del 2000.

Smetto quando voglio (2014-17)

Sydney Sibilla dirige un gruppo di superbi attori italiani nella trilogia spacca-botteghino Smetto Quando Voglio: piombato nel panorama italiano come un fulmine a ciel sereno, il primo dei tre film sembrava essere una pellicola generazionale, di quelle che capitano una volta ogni dieci anni, destinata ad aprire un nuovo ciclo nel cinema italiano, fatto di registi e attori geniali e fotografie stravaganti. Libero De Rienzo, per una meravigliosa coincidenza, interpreta di nuovo un personaggio di nome Bartolomeo. Questa volta si tratta di un raffinato economista, magneticamente attratto dai guai. La sua passione per il gioco d’azzardo, i rapporti con la famiglia allargata di etnia rom, la costante convinzione di poter fregare sempre il resto del mondo. Libero è esplosivo, perfetto, come tutto il film, regge il personaggio con una naturalezza da far invidia ai migliori attori di Hollywood; semplicemente magistrale.

Fortapàsc (2009)

Biografia di Giancarlo Siani, giornalista napoletano del Mattino ucciso per volontà di Totò Riina. De Rienzo interpreta il giornalista di cronaca nera riportando, grazie alla superba regia di Marco Risi, un omicidio mafioso poco ricordato dai giornali nel 1985, anno dell’assassinio. L’interpretazione formidabile da parte dell’attore gli è valsa una nomination ai Nastri d’Argento 2010 come miglior attore.

Sangue – la morte non esiste (2005)

Primo e unico film diretto da Libero De Rienzo, anche questo ambientato a Torino. Due fratelli, Elio Germano ed Emanuela Barlozzi, partecipano ad un rave party, che diventerà ben presto teatro di un conflitto familiare: Stella, la ragazza, confessa a Luri di voler partire per l’America, ed il fratello reagisce tuffandosi su alcool e droghe. La festa prenderà una piega tragicomica che li porterà, tra le altre cose, a confrontarsi con un prete neofascista.

La Kryptonite nella borsa (2011)

Il film più sottovalutato di Libero De Rienzo: una commedia amara ambientata nel 1973 a Napoli. Salvatore è lo zio hippie di Peppino Sansone, ragazzino che sta vivendo un momento difficile con la famiglia: la sua soluzione è portarlo a spasso tra discoteche e manifestazioni femministe, facendogli vivere una vita totalmente peculiare per un giovanissimo di quell’età. Il viaggio si rivelerà un’altalena emotiva da dividere con il cugino Gennaro.

Questi erano cinque film che Libero De Rienzo ha regalato al mondo del cinema: delle vere e proprie perle. Pensare che un anno fa un genio del genere ci ha lasciato così all’improvviso fa male al cuore. Difficile non soffermarcisi, ma è bello alleggerire il ricordo con i suoi personaggi, le risate che ha regalato e le riflessioni che ha portato nelle menti di tutti gli spettatori.