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Marrageddon: cosa è stato?

Mentre Insta Lova, brano estratto dall’album Santeria in collaborazione con Guè del 2016, riconquista tutte le classifiche grazie ad un trend andato virale su Tik Tok, Marracash si gode il successo per le due date del festival da lui ideato: Marrageddon. Circa 140 mila persone tra le date del 23 e del 30 settembre a Milano e Napoli hanno assistito all’unico evento totalmente italiano che può permettersi, seppur ancor lontanamente, di mettersi in competizione con i grandi eventi e festival rap internazionali.

 

Cosa è stato Marrageddon?

Marrageddon non è stato un semplice susseguirsi di artisti, ma un vero e proprio show, o per alcuni tratti anche un festival. Analizzando in particolare la data di Milano del 23 settembre, c’è da dire che l’Ippodromo La Maura era l’unico spazio che potesse ospitare un evento del genere: 80 mila persone da gestire non sono una sfida semplice, eppure la prova è stata superata egregiamente nonostante il mal tempo che ha contraddistinto l’orario di apertura dei cancelli. Lo spazio è stato diviso in 3 zone alle quali era possibile accedere con differenti tipi di biglietti, già introvabili da un mese prima dell’evento, ciascuna area era attrezzata con bar, ristoranti, shop del merchandising degli artisti che sarebbero saliti sul palco, insieme a del materiale esclusivo dell’evento ed i servizi igienici; spazi non stretti che hanno permesso ai presenti di godersi l’evento in tranquillità e senza sentirsi asfissiati.

A livello musicale l’evento è da considerarsi un festival vero e proprio date le molte ore di live sono state un altalena di emozioni, un percorso fatto per divertire e soprattutto per preparare gli spettatori ad una lezione di rap condotta da Marra stesso.
Ad aprire la scaletta c’è stato un emozionantissimo Kid Yugi, assistito anche da Nerissima Serpe e Tony Boy, scelto da Marracash per il suo battesimo del rap; tanta voglia di fare bene ma poca esperienza, uno degli astri nascenti più brillanti del panorama rap italiano non ha sfigurato, ma ha sicuramente dimostrato di avere grandi margini per migliorare. Poi Nerone ed Ensi, Anna ed Artie Five, Shiva e Miles, un mix tra vecchia scuola e new gen con degli sprazzi pop e dance che hanno fatto ballare i presenti.
Le stelle iniziano a brillare con l’arrivo della sera. L’ingresso non annunciato di Tedua manda in visibilio i presenti: sebbene poco rap, La Divina Commedia fa capire a tutti di avere una portata universale. A seguire Fabri Fibra non si smentisce e svaria da Mr. Simpatia a Caos con incredibile fascino e talento. Ad anticipare il protagonista della serata c’è Salmo, che ormai da Sanremo 2023 incanta live con un mix di pezzi che si fondono con l’house dando vita ad uno spettacolo incredibile e soprattutto molto scorrevole per i molti che erano in piedi ormai da ore, e se sul palco fai salire anche un’istituzione come Noyz Narcos allora non puoi proprio sbagliare

Il protagonista della serata Marracash accoglie gli 80 mila dell’Ippodromo con una carrellata dei suoi primi successi: apre  con Badabum Cha Cha; nel mezzo Rapper/Criminale, Bastavano le Briciole e A Volte Esagero con Salmo; Niente Canzoni D’Amore in chiusura della prima parte, cantata rigorosamente senza accompagnamento nel ritornello e con qualche riferimento, anche a livello scenografico, alla sua storia precedente con Elodie.
La seconda parte è dedicata al miglior duo rap italiano, Marra e Guè, che libera uno dei joint album più riusciti: Santeria. Insieme regalano uno spettacolo condotto in coppia con grande tecnica e maestria, la chiusura con Infinity Love è da veri fratelli del rap che hanno saputo incantare intere generazioni. Infine, nella terza ed ultima parte, tutti i successi più recenti, da Persona a Noi, Loro, Gli Altri, insieme ad ospiti del calibro di Blanco, Mahmood, Madame, Paky e Lazza. Uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie chiuso con le sue 64 bars di paura da fuochi d’artificio, che hanno reso indimenticabile la chiusura dell’evento per gli 80 mila presenti

 

Dire che sia stato un festival non è sbagliato ma nemmeno del tutto corretto. Non può ancora essere paragonato ai grandi Rolling Loud e Loollapaloosa, per fare degli esempi, ma c’è stato impegno nel creare un ambiente adatto al divertimento, all’ascolto ed alla condivisione della musica. Non sono mancate grande scenografie sia a livello del corpo di ballo che a livello multimediale sui maxi schermi, la stessa immagine di Marra che si solleva in aria sul corpo di ballo durante Body Parts è un immagine incredibilmente iconica.
Quattro palchi collegati tra loro con quello centrale, largo quasi 60 metri e con delle torri schermo alte 25 metri visibili anche in lontananza, fanno capire che questo evento poteva essere fatto solo in uno spazio così grande come quello di un ippodromo di tali dimensioni. Non a caso è lo stesso ad aver ospitato la tappa italiana di The Weeknd e l’esibizione di Travis Scott agli Idays, grazie anche alla possibilità di adattarlo un po’ a proprio piacimento, a differenza dei palazzetti o degli stadi ancora troppo poco all’avanguardia per eventi del genere.

Il Marrageddon è stato un concerto, a tratti un festival, uno show incredibile ma soprattutto un ritrovo per gli amanti del genere, dalla vecchia generazioni sino ai neofiti del rap, comprendendo una fascia di età che partiva dai 15 anni sino ad arrivare ai cinquanta.  È stato un progetto che ha unito tutti e che non ha deluso nessuno, ma che ha fatto magari cambiare idea a molti.
L’hip hop, e più nello specifico il rap, sono considerati da anni una semplice moda arrivata dagli Stati Uniti per un pubblico prevalentemente giovane e abbastanza circoscritto alla vita di strada. Ebbene questo evento ha dimostrato che non si tratta solo di una moda, ma di una certezza ed un punto fermo per la cultura di quei ragazzi, alcuni anche molto cresciuti, che si sono approcciati a questa arte anche tramite il semplice ascolto. Il rap è stato sdoganato, il rap è di tutti, non è solo della gente di strada ma è dell’operaio, dello studente, del medico, dell’insegnante; il rapper non è uno scappato di casa, ma è un’artista che si è costruito per lo più da autodidatta, dotato di una capacità comunicativa da fare invidia ai letterati ed alle persone più acculturate. Soltanto Marracash poteva riuscirci.

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Perché Marra?

Coma ha dimostrato il suo pubblico, l’artista è un ponte generazionale, quasi 25 anni di carriera che hanno raccontato ed unito tanti periodi e soprattutto moltissime varietà di persone. C’è chi segue Marra dai tempi delle collaborazioni con la Dogo Gang oppure chi, puramente per una questione di età ha iniziato con Santeria, Persona o Noi, Loro, Gli Altri in tempi più recenti.
La cosa che ha colpito tutti gli amanti del genere e della musica italiana in generale è che nessuno ha messo in discussione la figura e l’autorità di un’artista immenso come Marracash; ha occupato il palco per molto più tempo di molti altri senza che nessuno si lamentasse, ha chiamato un festival con il suo nome eppure nessuno ha fatto storie. E questi sono solo esempi. Al contrario tutti, a partire dai fan fino agli artisti che lo hanno accompagnato, si sono dimostrati marracentrici, perché un rapper così longevo e così penetrante nelle generazioni non c’era mai stato in Italia: gli artisti sono stati entusiasti di fare parte di questo progetto e di esaltare una figura che ha creato e che continua ad insegnare a tutti il rap.

Anche a Napoli il 30 settembre lo spettacolo non è mancato e le attese sono state rispettate, se non superate. Dunque tirando le somme si può affermare con certezza che Marraggeddon sia stata la consacrazione non solo di un’artista, ma anche e soprattutto del genere rap in Italia.