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MJ compie 59 anni: con Nike ha rivoluzionato l’abbigliamento

È il 1984, «muore Berlinguer e Maradona è al Napoli», direbbe Salmo. Larry Bird vince le Finals NBA contro l’eterno rivale Magic Johnson, ed un ragazzino promettente da North Carolina entra nel mondo della NBA indossando la canotta dei Chicago Bulls col numero 23. Viene contattato da Nike, un brand statunitense che ambisce a diventare l’azienda d’abbigliamento sportivo più importante al mondo. Quel ragazzo, però, non è molto convinto dell’affare: a suo gusto preferisce Adidas, ai tempi il marchio più stimato e rinomato nell’ambiente professionistico, e vorrebbe firmare con questo un accordo di sponsorizzazione. La madre, però, lo convince a formare proprio con lo swoosh un contratto da vera superstar. Quel ragazzino si chiama Michael Jeffrey Jordan e farà presto le fortune non solo di Nike, ma dell’intera NBA. Nel giorno del suo 59esimo compleanno, analizziamo la collaborazione sportiva più redditizia della storia.

L’intenzione dell’azienda di Beaverton era quella sfondare il mondo della pallacanestro per schiacciare l’egemonia del marchio a tre strisce. Phil Knight, il proprietario, voleva portare sotto la sua azienda un giocatore giovane e promettente in modo che la sua fama in futuro potesse trascinare anche Nike.
Il profilo di MJ combaciava perfettamente con questo profilo. L’idea rivoluzionaria, però, fu quella di non fornire un classico accordo di sponsorizzazione, in cui il giocatore si limita ad indossare le scarpe e l’abbigliamento ed ad apparire come uomo-immagine, ma di creare una linea separata, disegnata con Jordan stesso.

Nella stagione 1985-86 His Airness si presentò sul parquet per la prima volta con le nuovissime Air Jordan 1, destinate a rivoluzionare per sempre l’idea stessa di sneaker. Dopo poco tempo dall’uscita, l’NBA pose un veto, perché le calzature non erano «in linea con le divise dei Bulls». L’ostacolo, però, venne aggirato magistralmente da Phil Knight, che tirò fuori un vero e proprio coniglio dal cilindro regalando al mondo del merchandising uno spot iconico, in cui le AJ1 diventano oggetto del desiderio proprio in quanto banned.

 

Le Air Jordan spopolarono, diventando simboli della street culture. Grazie ad oltre 120 milioni di dollari di ricavo in un solo anno, la Nike riuscì a sfondare il miliardo di quotazione in borsa raggiungendo l’obiettivo prefissato da Knight. Da lì in poi, le due parti continuarono a sfornare sneakers, e mentre MJ si prendeva l’NBA, la Nike si impadronì del mercato dell’abbigliamento sportivo. Data l’enorme popolarità del Jumpman, il logo della Nike venne totalmente soppiantato a partire dal 1992.

Arrivati agli anni ’10 del Duemila, diventata oramai un colosso assoluto del settore, la Jordan ha spostato ancora una volta l’asticella, grazie alle numerose collaborazioni con artisti, creativi e musicisti. Tra tutte, spiccano le Jordan 1 e 4 realizzate in collaborazione con Travis Scott, caratterizzate rispettivamente dallo swoosh al contrario e da una combinazione accattivante tra azzurro, rosso e nero.

Dopo questo enorme successo, il brand è sbarcato anche nel mondo del calcio, diventando fornitore del PSG. La squadra parigina è stata la prima di sempre ad avere il Jumpman sul petto, scendendo in campo durante l’edizione 2018-19 della Champions League, contro il Liverpool, vestendo la divisa black firmata Jordan. Le due disegnate per questa stagione segnano il quarto anno consecutivo di collaborazione: i pantaloncini della divisa home, che riprendono la forma a diamante degli iconici shorts dei Chicago Bulls, sono una vera chicca per appassionati e collezionisti. 

Michael Jordan con Nike ha rivoluzionato il mondo dell’abbigliamento, partendo da un paio di scarpe per poi arrivare all’odierno dominio totale del mercato. Sua maestà non sarebbe diventato l’icona che tutti conosciamo senza il brand fondato da Phil Knight e la sua capacità di agire fuori dagli schemi.