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LA COSCIENZA DI ZETA

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Primavera: e i referendum?

Primavera. Sbocciano i fiori, torna il caldo, le giornate si allungano e come di consueto si aprono le campagne elettorali. Il 12 giugno 2022 ci saranno in tanti comuni le elezioni amministrative, nella nostra regione saranno ben 49, di cui 4 nel teramano, 5 nel pescarese, 22 nel chietino e 17 nell’aquilano, compreso il capoluogo di Regione. Sono 5 i comuni con una popolazione superiore ai 15’000 abitanti, in cui è possibile il doppio turno, cioè il ballottaggio.

Ad impreziosire la chiamata al voto per le amministrative ci saranno i cinque quesiti referendari sulla giustizia. Nel mese di febbraio, l’opinione pubblica si curò nel seguire l’inammissibilità dei quesiti su omicidio del consenziente, sulla cd. cannabis legale e responsabilità civile dei magistrati.

Il 12 giugno, dunque, tutti i cittadini sono chiamati ad esprimersi con un Sì od un No sull’abrogazione parziale di vari atti normativi. Le tematiche su cui si voterà sono: separazione delle carriere dei magistrati, misure cautelari, incandidabilità per i politici condannati in via definitiva, valutazione dei magistrati ed elezione dei componenti del CSM. Tali quesiti sono promossi da vari comitati ma in particolare dai radicali e dalla Lega per Salvini Premier.

 

L’iter che ha portato alla presentazione del referendum è stato piuttosto tortuoso poiché, nonostante la proroga dei termini, i promotori non riuscirono a raggiungere la soglia minima delle 500.000 firme necessarie. A quel punto era necessario che almeno cinque consigli regionali deliberassero in favore del referendum, (altra modalità prevista dalla Costituzione), in questo caso erano tutti governati dal centrodestra: Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Sicilia, Umbria, Veneto e Piemonte.

Bisogna sottolineare che tali tematiche sono fondamentali per la vita istituzionale di una nazione, stucchevole dunque è l’assenza di un dibattito nel merito dei quesiti referendari. Soprattutto sorprende che non vi sia centralità nell’opinione pubblica di tali quesiti poiché i tre afferenti all’organizzazione della magistratura rischiano di essere annullati se nel frattempo venisse approvata la riforma Cartabia in Senato, confermando proprio l’autorevolezza dei temi sul piano politico-giuridico, prima del referendum.

Va però compreso cos’è il referendum, tale istituto è nato, per giunta, come una conquista notevole del popolo,  un cd. strumento di democrazia diretta.

Basta aprire la Costituzione e leggere al secondo comma la celebre espressione:<<La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione >>.

Votare, tramite un referendum abrogativo, implica l’opportunità di cassare totalmente o in parte leggi o atti con forza di legge mutando direttamente l’ordinamento giuridico. Ciò è confermato dall’art. 75 della Costituzione, che tratta proprio dell’istituto del referendum, presente nella seconda parte, sezione seconda, chiamata proprio dai saggi costituenti “la formazione delle leggi”. Ogni cittadino può dunque concorrere a formare una legge, anche se in senso negativo, cioè eliminandola completamente o limitatamente ad alcune sezioni.

Importante ricordare che per i referendum abrogativi è necessario il quorum, quindi più della metà degli aventi diritto al voto devono votare. Necessario, inoltre, che ogni cittadino davanti alle cinque schede elettorali recanti i quesiti referendari sia consapevole delle conseguenze nascoste dietro la risposta secca: “Sì” o “No”.

Infine, bisogna ricordare che si può anche votare solo per alcuni dei cinque, dunque astenendosi dall’esprimere una propria decisione sui rimanenti.

Tu che farai? La nostra redazione tramite il presente articolo inizia un percorso di dibattito sui quesiti, se sei interessato/a seguici per informarti e confrontarti con noi!