NewZpaper

LA COSCIENZA DI ZETA

Cerca

Cos’è successo dopo l’aggressione squadrista al liceo di Firenze?

Sono ormai passate due settimane dall’aggressione avvenuta a Firenze ai danni di due studenti del liceo Michelangiolo. Per chi ne avesse sentito parlare solo superficialmente, due ragazzi del collettivo di sinistra Sum del Michelangiolo sono stati aggrediti da sei uomini facenti parte di Azione Universitaria, associazione studentesca legata a Fratelli d’Italia. A seguito di queste vicende la preside del Liceo Scientifico Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, si è espressa con una lettera rivolta a tutto il personale del suo istituto, facendo notare quanto di simile ci fosse tra l’aggressione avvenuta al Michelangiolo e la prassi violenta e squadrista dei gruppi fascisti. A seguito di questa presa di posizione, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha direttamente condannato le parole della preside, mentre rappresentanti del PD, del Movimento 5 Stelle e di alte forze politiche di opposizione hanno esibito la necessità di una condanna diretta alle aggressioni di matrice neofascista da parte dei partiti politici di destra attualmente al potere.« »

A due settimane di distanza, nel silenzio tombale in cui è calata questa vicenda, rimane pendente un’interrogazione parlamentare nei confronti del Ministro Piantedosi, incaricato dal parlamentare di FdI Francesco Mollicone di acquisire tutti i video. Dalle parole di Mollicone, presidente della Commissione della Cultura della Camera, quello di Firenze sembrerebbe un «fronteggiamento tra due gruppi».

Sebbene dai video trapelati sui social la situazione sembri diversa, Mollicone fa probabilmente riferimento al fatto che gli studenti del Sum stessero esprimendo il loro dissenso nei confronti del volantinaggio di Azione Universitaria in atto davanti al Michelangiolo. L’aggressione che ne segue, però, non ha nulla a che vedere con un fronteggiamento.
Da parte degli esponenti politici di destra persiste solo il silenzio completo e la costante paura di nominare quell’elefante nella stanza che è il fascismo in Italia. Per quanto il ministro Valditara affermi che non esistano rigurgiti ed echi del fascismo, il fatto stesso che Azione Universitaria nasca dalle ceneri del Fronte Unitario d’Azione Nazionale, l’onorevole La Russa che viene eletto Presidente del Senato e le varie manifestazioni di associazioni di estrema destra dimostrano il contrario. Le istituzioni stesse, così come la scuola, continuano a non fare i conti con il proprio passato, con la colonizzazione e la violenza squadrista, nonostante la Repubblica Italiana sia nata antifascista.

Di fronte ad uno Stato che fatica ad aprire gli occhi su come il silenzio che ha circondato il fascismo ne abbia nascosto le radici, l’unica maniera possibile per reagire sembra essere quella di scendere in piazza. Studenti (e non solo) dal 18 febbraio fino ad oggi hanno continuato ad esprimere il proprio dissenso per le strade di tutte le maggiori città italiane. La manifestazione più grande si è svolta proprio a Firenze lo scorso 4 marzo. Organizzata da vari sindacati, ha visto la partecipazione di oltre 50 mila persone. Non solo studenti, si diceva, ma anche docenti e presidi schieratisi dalla parte dei ragazzi del Michelangiolo e di Savino, anche lei presente in prima linea. In questa occasione anche la neosegretaria del PD Elly Schlein e il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si sono incontrati per marciare con la folla. Un’azione politica, per quanto piccola, significativa per «chiamare le cose con il loro nome», per usare le parole di Savino.

Le parole e la presenza nel corteo, tuttavia, non bastano. Occasioni come questa ci ricordano quanto sia ormai necessario parlare di fascismo e dei modi in cui questo aleggi ancora nell’aria, di come le sue fondamenta siano ancora presenti e di quanto sia necessario ricordarlo sempre per evitarne un’inaspettata rinascita. Per questo è però necessario non solo mettersi in continua discussione, ma che le forze politiche e le istituzioni facciano i conti con quanto di non detto c’è ancora nella nostra società e nella nostra cultura. E che questo processo cominci dalla scuola, che sia dichiaratamente antifascista, per quanto questo possa scontentare Valditara. Se dichiarare l’antifascismo per i nostri ministri vuol dire politicizzare la scuola, evidentemente le paure di Savino dei rigurgiti fascisti non sono poi così infondate.